Il silente linguaggio della Natura
Natura silente eppure urlante: un linguaggio, quello degli alberi, che ci parla e che noi non ascoltiamo.
La mostra delle artiste Giulia Manfredi e Pilar Soberon per la Reggia di Portici è concepita per i giardini della Reggia e consta di due installazioni site-specific dove la contaminazione di materiali e concetti acquisisce rilevanza assoluta.
I materiali adoperati per le due installazioni costituiscono una egregia fusione di uomo/natura o di Natura virtuosamente manipolata dall’uomo; il marmo tagliato e composto in segmenti, nella installazione di Manfredi, si adagia sul terreno e si atteggia a fiume in scorrimento, ma al suo interno
anziché contenere acqua, contiene piante in continua evoluzione. Esattamente come accade al fiume, alle nostre stesse vite, all’universo e al Tempo, la realizzazione di Manfredi per la reggia di Portici è in continua evoluzione.
Le piante all’interno di questo fiume di marmo nascono, crescono e muoiono esattamente come in Natura. Si trasformano nella loro ineluttabile evoluzione esprimendo la totale impermanenza della natura stessa. Il contenitore di marmo bianco di Carrara risulta però “aperto”, spaccato, quasi a
simboleggiare la forza incontenibile della natura che pur compressa da un materiale duro e compatto, lo apre e apre a se stessa il varco per iniziare nuove vite al di là e al disopra di ogni costrizione. Il fiume dilaga sul terreno, lo investe, lo inonda di vita e continua il suo flusso inarrestabile nel Tempo e nello Spazio.
L’arazzo terreno di elementi naturali o Shiva come lo titola Soberon, è un’impronta del nodulo settario Cretacico fatto di pietra lavica locale, di piperno e pietrisco di marmo bianco dove “il bianco e il nero degli elementi naturali evocano la dualità dell’esistenza nell’universo”, come la stessa artista afferma.
I materiali - selezionati per la loro vicinanza, basso impatto ambientale ed emissione di carbonio - alludono al fuoco e all’acqua, al tempo e al divenire: tutti elementi che possono creare e distruggere allo stesso tempo, che si modificano e con essi modificano il contesto in cui agiscono.
Eternità ed evoluzione sono il dualismo del nostro essere terreno.
L'impermanenza, ma anche l'eternità sono elementi chiave di questo lavoro. Shiva è un’impronta sul terreno, quasi un marchio del Tempo che lega il passato al presente e al futuro nella loro ineluttabile continuità. Il nodulo settario contiene in sé il ricordo di altre vite vegetali e animali di epoche precedenti, sedimenti e terra insieme ad acqua che hanno partecipato sotto forme diverse all’evoluzione dell’ambiente e della vita. Un marchio che ci ricorda il passato e che ci proietta nel futuro nella sua assoluta fissità.
Gli ibridi ambientali sono installazioni che pur nella loro immobilità derivante dai materiali adoperati, ingaggiano con l’ambiente e con il tempo un dialogo fatto di trasformazione.
Ma ancor più parlano di dualità e di coesistenza di opposti come la pesantezza e la levità, l’attimo e l’eternità, durevolezza e caducità; impermanenza e stabilità; lo scorrere del momento e la fissità degli elementi. Ma in tutto questo sovrana appare la Natura che in questa mostra viene eletta a fonte primaria di ispirazione e fine ultimo del messaggio delle artiste che insistono sul concetto di urgenza della salvaguardia e sostenibilità dell’ambiente naturale che ci circonda.
La compenetrazione e la convivenza fruttuosa dell'uomo con la natura, diventano quindi gli elementi centrali di quest'esposizione il cui scopo è sottolineare la circolarità fra individuo e ambiente.